Hiroshi lore #2

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Nel seguente testo sono trattati temi delicati come violenza sia fisica che psicologica, descrizioni esplicite di scene cruente e body horror.
Includere questi argomenti nella narrazione non equivale a glorificarli, il narrato si propone anzi di affrontare determinati argomenti ed esplorarli in modo critico. Inoltre, l’utilizzo di temi delicati è volto allo sviluppo dei vari personaggi.
Attenzione: scrittori, traduttori, giocatori e tutti gli altri professionisti che hanno partecipato alla creazione di questo contenuto non condividono né si identificano nella violenza descritta, che viene usata semplicemente come contenuto narrativo e drammatico.

Scena 1

Detroit, notte attuale

Famiglia | Magione Lasombra, Detroit, USA, 2013

“Mia signora…. Non avrebbe fatto prima ad estrarre
la conferma del suo dubbio tramite la Dominazione?”
“Non sarebbe stato Elegante.”

Nella stanza c’è un unico rumore preponderante, che echeggia tra le pareti: il click frenetico e irritato dei tasti di un joystick. Lo schermo della playstation è praticamente l’unica fonte di illuminazione seria nella stanza, affievolita dal fumo sospeso di una sigaretta, le altre luci sembrano stanche, distanti.
“Sorvolando sul patetico tentativo di uccidermi, possiamo parlare del perché ti ostini a raccontarmi cazzate?”
Un gorgoglio disumano, uno zombie trova la sua fine.
Hiroshi si limita a fumare, alimentando la nebbia messa in risalto dalla luce dello schermo.
“Io non dico cazzate”
“E io sono una fatina.”
Hiroshi la guarda per qualche secondo perplesso “Non esistono”
Adine condisce la risposta con un velato sorriso sul volto “Ti sorprenderebbe la realtà a riguardo, ma non è questo il punto. Sai cosa realmente non esiste? La moralità.”

Per qualche secondo l’unico suono che si sente nella stanza è quello del videogioco. Hiroshi fissa Joel uccidere infetti “Tecnicament-…” la donna allunga la mano destra, dalla manica della giacca un tentacolo volge ad imbavagliare il figlio per evitare possa dire l’ennesima stronzata.
Nel gioco, avendo una mano sola, si limita a fare lo slalom tra i vari nemici, mentre scimmiotta i toni del figlio rispondendo “Tecnicamente uccidere è sbagliato, il reale è razionale e il razionale è reale bla BLAH BLAH!”
Nota un lieve sconforto in Hiroshi, leva il bavaglio di ombre.
In tutta risposta lui rimane silente e riprende a fumare: come se fosse rimasto più turbato dal non poter aspirare fumo piuttosto che dal non poter parlare.
La donna prosegue “La moralità è relativa, è come il tempo. Il tempo tecnicamente non esiste. Non vi è alcun grande ed imponente orologio al centro dell’universo conosciuto e non, a scandire i secondi, il tempo è relativo in base al luogo ed alla velocità, ma non è questo il momento di approfondire… La moralità è più soggettiva, diciamo correlata al punto di vista dell’individuo in una data situazione, alla sua personale analisi, al luogo in cui è cresciuto e al periodo storico.”
L’interesse che si era acceso negli occhi di Hiroshi quando era stato nominato il tempo si spegne quando scopre che era solo un banale esempio.
“Trovo encomiabile e allo stesso tempo inutile lo sforzo che tu poni nel cercare di giustificare il mostro che sei. Ritengo che la vita sia già una merda senza contare le interferenze derivanti da interazioni con terzi, che inevitabilmente la peggiorano esponenzialmente. Ed è proprio l’imprevedibilità delle persone a creare quel disagio, spesso anche manifestato con episodi di panico, a seconda del soggetto analizzato, che contribuisce attivamente nel creare disagi a una giusta, logica e sana pianificazione della vita. Poi deve arrivare qualcuno con le manie di grandezza che sembra solo voler sfogare qualche istinto sadico” la cenere della sigaretta cade per terra, ma Hiroshi non se ne cura minimamente “Non che io abbia problemi con certe cose, la psicologia non le ha riconosciute come deviazioni (nella maggior parte dei casi), però in genere prevedono un accordo tra le due parti, altrimenti possiamo classificarle come abuso o molestia… si, credo siano i termini corretti” la cenere cade anche sulla maglietta, ma il ragazzo non la scansa nemmeno, sembra non rendersene nemmeno conto.
Adine dopo una pausa di silenzio, senza distogliere lo sguardo dal monitor, replica: “Speri che percorrere la via del martirio dedicata alla calma e la non-violenza sia la scelta migliore? Vuoi chiamare la linea di assistenza per i maltrattamenti domestici? Chi cazzo sei: il Ghandi dei Cainiti? O stai tentando di metterti in una posizione di superiorità tramite non violenza e preponderata razionalità?” La donna scoppia a ridere “Perché non esprimi chiaramente quanto mi odi? O per passatempo cerchi di uccidere le persone? Fino a prova contraria hai tentato di farlo con me, seppur con una manovra paragonabile ad un bambino di 5 anni che con una pistola ad acqua vuole attentare alla vita della regina Elisabetta di Inghilterra…” scuote la testa, poi la poggia sul pugno chiuso “Ad ogni modo, come giustifica la tua razionalità questo comportamento mostruoso da parte tua?” chiede prima di tornare a giocare.
Hiroshi sposta gli occhi da lei allo schermo, guarda Sophia che regala l’orologio a Joel scherzando sul fatto di aver venduto droga per poterlo comprare “L’odio è una cosa irrazionale, un feedback del nostro cervello a una persona dannosa” dice lanciandole un’occhiata “Quindi possiamo affermare che è colpa tua se ho cercato di ucciderti.”

Adine mette il gioco in pausa, è ora lei a volgere lo sguardo verso di lui.
Uno sguardo compiaciuto, l’espressione di Anatoly Karpov quando agli sgoccioli di una partita si trova a serrare le labbra per pronunciare il tanto adorato <Scacco Matto>
“Ah sì? Affascinante, e dimmi… Quando Sp@wn è morto tu cosa hai pensato? Al tuo caro amico e al modo giusto per offrirgli una degna sepoltura o a salvarti la pellaccia?”

La sigaretta rimane sospesa vicino alle labbra del ragazzo per un tempo che sembra infinito.
Hiroshi vorrebbe respirare, ma il suo sistema è completamente bloccato sulla risoluzione di un loop mortale.
Le sue dita tremano appena, il filtro della sigaretta sembra essere diventato un labile appiglio per la sua ragione.

“Tu…”
Adine sorride.
Sorride estremamente compiaciuta, mentre incrocia le braccia soddisfatta.
Sulle sue labbra il sorriso più dolce della più dolce delle madri.

“TU…”
Il filtrino si accartoccia tra le dita del ragazzo.
La donna si alza e si posiziona di fronte a lui.
È alta e lo guarda dall’alto in basso quasi a volerlo schiacciare.

“Io, io… avevo ragione? È così difficile da dire?” La sua lingua sembra quasi sibilare tra i denti “Trovo inimmaginabile la delusione che devi provare nel realizzare che sei anche tu un mostro che pensa a salvarsi la pelle notte dopo notte.”
La stanza si è improvvisamente fatta più buia, le ombre pesano e l’unica cosa che non sembra cedere a quell’oscurità sono quegli occhi di ghiaccio che quasi riverberano scherno nel buio.
“Cosa hai provato mentre ieri manifestavi la tua superiorità su quel verme schifoso, è stato eccitante vero?” un altro sorriso, un sorriso terrificante “Hai persino goduto immagino… chissà, magari hai pure provato a farti una sega dopo: per riflesso condizionato…”
Un urlo disumano si libera dalla gola del ragazzo.
Hiroshi si lancia su Adine come se volesse strapparle il cuore a mani nude.
Le stringe il collo, snudando i canini, mentre la donna ride.
Lei ride e lo lascia fare, mentre le ombre sembrano farsi ancora più nere.
Il ragazzo le affonda i denti nella tenera carne del collo, la insulta con ferocia, mentre del sangue gli colora il viso fuoriuscendo dagli occhi, come lacrime.

Scena 1b

La notte precedente

Hiroshi apre gli occhi, la stanza è buia, le finestre sono chiuse.
È immerso nel silenzio.
La sveglia segna le 19:35.
“Anche ieri mi sono svegliato alle 19:35, forse qualche secondo dopo” allunga una mano e si accende subito una sigaretta, annuisce appena come completando un pensiero con se stesso.
Gli occhi del ragazzo si guardano intorno, poggiandosi pigramente alle silhouette degli oggetti in penombra.
“Tenendo conto anche di questo piccolo scarto è probabile che mi svegli un certo tempo dopo il tramonto, non sempre allo stesso orario” un nuvoletta di fumo si libera nell’aria, seguita da un sospiro “Ha più senso dell’orario fisso”.
Parlare ad alta voce lo aiuta a mettere in ordine i pensieri, come se stesse parlottando con qualcuno.
Pigramente si mette a sedere, puntellando i gomiti sulle ginocchia.
“Però alcuni con la mia stessa generazione, tipo Layla, hanno un orario di risveglio diverso… ci devono essere altri fattori che non sto considerando” la successiva nuvola di fumo viene accompagnata da un colpo di tosse.
Una mano corre ai capelli, un gesto automatico fatto nel tentativo di mettere fisicamente in ordine i pensieri.
I capelli sono lunghi, troppo perché siano sopportabili, ma ha dovuto fare i conti con questa cosa già da qualche giorno: i vampiri si svegliano ogni notte nelle stesse condizioni in cui erano al momento dell’abbraccio. Ovviamente, la sua proverbiale fortuna ha fatto in modo che quella sera Hiroshi avesse i capelli lunghi e la barba incolta.

Un senso di nausea lo coglie all’improvviso.
«ERRATO»
No, non è improvviso, ci ha solo messo un po’ ad accorgersene.

È quella sensazione di malessere che ti fa salivare la bocca.
«ERRATO»
È quella sensazione di benessere, che ti fa venire l’acquolina in bocca.
«No, NO ERRATO»
Malessere, malessere.

Per un momento sembra immaginare una soluzione… ma quell’immagine sfugge nel momento in cui si alza e lega i capelli.
Pigramente si infila le scarpe.
È di nuovo vivo da circa 4 giorni, ma si sente pesante, annoiato, niente lo stimola davvero. Tutte le sue emozioni sembrano nascoste sotto la superficie di un lago gelido o oltre un altissimo muro.
Forse serve solo uno stimolo emotivo abbastanza intenso.

Scena 2

Detroit, notte attuale

La Bestia lo incalza.

Come osa prendersi gioco di te, questa stronza?
Che ne sa lei?

Hiroshi morde, beve il sangue della Madre.
Vuole consumarla, vuole ucciderla, eliminarla, cancellarla.

C’era lei dietro tutto quello che è successo, ecco che ne sa!
Va punita per questo!

Desidera la sua fine, la fine di tutti i suoi problemi mortali.
Risolvere alla radice.
Lei è la radice.

La donna ride, le risate echeggiano fino alla Hall della Mansion.
Hiroshi aumenta la foga, affonda i denti fino a strapparle una parte del collo, la mastica rapidamente mentre urla.
“DEVI MORIRE!”
Riprende a bere il Vitae della madre, la quale, ritenendo di essersi divertita abbastanza, smette di ridere e muove le ombre interne del suo corpo facendole fluire assieme al suo Vitae all’interno dei canini di Hiroshi, per poi farle dilatare.
La forza di compressione e decompressione è tale da esplodere letteralmente sulla faccia del figlio. Hiroshi barcolla all’indietro, giusto qualche passo, quelli sufficienti a notare che la donna ha già guarito le ferite inferte.
Il ragazzo la guarda furioso, ma la sua comprensione delle ombre non è neanche lontanamente paragonabile a quella di Adine, ormai capace di comprimere sezioni di puro Abisso nei filamenti neri che manipola.

“Ti sei sfogato abbastanza? Hai realizzato ciò che sei?”

Hiroshi è fuori controllo, ha perso i canini ma non la rabbia.
Neanche il dolore lo calma…
Sempre che possa ancora sentirlo, il dolore.
La sua mano va alla ricerca frenetica di una penna.
La sua penna.
La sua Bic nera.
Impugna la sua arma preferita e con forza trafigge il petto della madre, la quale svanisce in forma di ombra evitando il colpo per ricomparire dietro di lui e vederlo cadere maldestro sul pavimento.

“Si, così, questa è la Bestia. Nutrila. DOMALA!”

Un altro urlo che di umano non ha nulla esce dalla bocca del giovane mentre si rialza.
Senza rendersene conto adopera la Potenza del suo sangue per colpire il viso della donna.
La quale, rimanendo con le braccia incrociate, gli afferra il braccio a mezz’aria con un tentacolo nero inferno.
La resistenza posta da Adine è così forte che Hiroshi cade in avanti: il braccio ancora appeso alle appendici d’ombra della madre.
L’Elegante lancia via il braccio del figlio in direzione della porta, adopera lo stesso tentacolo di ombre per prenderlo alla nuca, come sono soliti fare i gatti con i propri cuccioli.
Lo tiene sospeso in aria portandolo con la faccia di fronte alla sua “Capisci ora?” in tutta risposta, altre grida disumane fuoriescono dalla bocca dell’infante mentre carica un altro pugno con il braccio sinistro.
Adine rimane immobile incassando il colpo in piena faccia.
Ulna e radio del braccio di Hiroshi fuoriescono dal gomito, il sangue schizza sullo schermo, donando alla luce un riverbero rossastro che si riversa in tutta la stanza.
“Ok, adesso hai capito”
Poggia il figlio sul divano e gli poggia sulle spalle la sua giacca, poi con calma si siede e riprende il joystick.
“Amalie, sistemagli la bocca e aiutalo a fumare”
Le maniche del cappottino si contorcono assumendo la forma di braccia, palmi, dita.
La giacca, in apparenza normale, si rivela per ciò che è davvero: un altro Vampiro, appartenente al Clan degli Scultori di Carne, gli Tzimisce.
Le mani appena formatesi si dirigono verso la bocca di Hiroshi, per restituirgli la capacità di parlare normalmente.
Nonostante ciò, il ragazzo rimane silenzioso, guarda quegli arti muoversi come fossero i suoi, mentre si infilano nelle tasche e prendono il pacchetto di sigarette, ma non li vede davvero.
I suoi pensieri sono altrove.
È Improvvisamente privo di qualsiasi impeto, pesante ed estraneo alla rabbia di poco prima.
La osserva per un attimo: cosa pensava di fare?
Ucciderla?
Ma lui non è mai stato una persona violenta…
O lo era stato e non se ne era mai accorto?
Dopo tutto aveva cominciato a vendicarsi di quanto aveva subito in vita solo dopo essersi risvegliato in quel modo, quindi le cose dovevano essere collegate.
Il rumore metallico dell’accendino riporta i suoi pensieri alla sigaretta.
La fiamma brucia la carta, poi il tabacco.
Le labbra del ragazzo si chiudono intorno al filtro più per un gesto meccanico che per un’azione cosciente.
Una boccata di fumo, il dolore per le ferite è ancora forte.
Il ragazzo guarda lo schermo con interesse e dopo un po’, finalmente, parla: “Credo che i vampiri non siano diversi da questi zombie: creature contagiate da una qualche malattia, che non possono fare a meno di comportarsi in un determinato modo. Questa strana malattia modifica la fisiologia degli infetti e li rende degli ematofagi, quindi tecnicamente non siamo predatori, ma parassiti”
Adine squarta un clicker “Quindi abbandoniamo la teoria del mostro cattivo per quella degli zombie? Non mi sembra un progresso, questi cosi non potrebbero mai desiderare un panino”
Il ragazzo annuisce pensieroso “Forse anziché un fungo è un virus, si integra nel nostro patrimonio genetico e cambia la nostra fisiologia senza usare il nostro corpo semplicemente come un allevamento intensivo… si, il virus sembra un’ipotesi più coerente, peccato, i funghi erano più interessanti”
“Non puoi considerarci semplicemente un tipo diverso di animale invece che andare a cercare queste teorie strampalate?”
Hiroshi scuote la testa “No, non giustificherebbe il metodo di trasmissione e la mostruosità acquisita”
Adine sospira “Seguendo la teoria di una specie evoluta rispetto alla radice umana, la mostruosità va in conflitto con l’analisi dell’umanità stessa. Gli umani allevano animali con il solo scopo di nutrirsene. Uccidono altri volatili o quadrupedi spesso addirittura per sport o vanità, neanche per l’istinto di sopravvivenza. Tutto quello che fai ora, compreso il meditare vendetta contro chi ti ha fatto un torto in vita, è solo la tua umanità che marcisce. Devi sapere che i vampiri sono tanto più mostruosi tanto più cercano di rimanere umani, perché cercano di applicare regole che non vanno più bene per loro. Ogni Dannato che riesce a convivere con la Bestia per più di un secolo circa, che ha visto morire tutte le persone che conosceva da vivo o che semplicemente ha perso ogni legame con il suo passato da mortale, se riesce a sopravvivere all’abbandono dell’umanità, è solito abbracciare un Sentiero” La donna alza le spalle “A livello teorico questa pratica viene adottata più dagli esponenti del Sabbat, ma ti posso garantire che persino il Principe di Berlino durante la seconda guerra mondiale, mentre saltava di tetto in tetto a si nutriva di ebrei, tra le raffiche di mitra dei tedeschi, aveva ben poco di umano… Diciamo che, riassumendo molto brevemente, i Sentieri sono sistemi morali diversi dall’umanità, che hanno la tendenza ad adattarsi meglio a ciò che siamo”
“Mh… sentieri?”
“Puoi chiamarli anche comandamenti, filosofie di vita, ma Sentieri fa più fico, poi non so neanche dirti chi fu il primo a dare loro un nome. Se hai il Kink per scoprire l’origine dei nomi delle cose studia questo, è sicuramente più interessante ed istruttivo che continuare a cercare una razionalità sulla condizione Vampirica. Ma vabbè… sorvolando sulla retorica, non ne sapevi nulla? Pensavi davvero che tutti i vampiri si comportassero come automi rincretiniti dalla loro sete?”
Hiroshi annuisce, lui è sempre stato una persona sincera.
Adine invece comincia a pensare che lui sia stupido “Dimmi che mi stai prendendo per il culo…”
La progenie scuote la testa “Ci svegliamo dopo il tramonto, ci nutriamo di sangue, compiamo azioni orribili… dovremo essere tipo i mostri spietati delle leggende, no?”
“Le abbiamo create noi quelle leggende, testa di cazzo, per difenderci dagli umani e far credere loro che siamo solo dei racconti di fantasia, visto il casino che hanno combinato durante l’inquisizione. E poi cosa c’entra che ci svegliamo dopo il tramonto?”
“Che è una cosa scientificamente insensata.”
“Infatti non ha alcuna correlazione scientifica con la nostra natura. È un effetto dalla maledizione di Caino. Te la faccio breve: Caino ha ucciso il fratello e ha litigato con Dio,
Dio si è incazzato e gli ha detto <niente più passeggiate al sole, sei un assassino e quindi ti nutrirai solo col sangue.> Sai come fa Dio no? Tipo partorirai con dolore e tutte ste cazzate qua.”
“Non credo all’esistenza di Dio. O meglio, è abbastanza assurdo credere che una nuova specie di individui parassiti si sia generata da un litigio con un’ipotetica entità superiore che ha rifiutato un sacrificio”
“E i tratti caratteristici di ogni clan come li spieghi?”
“Tanto per cominciare se siamo tutti la stessa specie non ha senso dividerci in clan, probabilmente le varie diversificazioni sono una sorta di razze, come nel caso dei cani o dei maiali, ma possono ancora riprodursi tra di loro, il che li rende parte della stessa specie”
“Guarda che se un vampiro si fa una scopata non rimane incinta e non servono una mammina e un papino che si tengono la mano per fare una nuova testa di cazzo”
“Mh… ma se prendiamo l’esempio dei vili il discorso ha senso, loro non hanno influenze di tipo psicologico, quindi possono essere tutto o niente. La logica del discorso permane!”
Adine sorride.
Nuovamente quel sorriso: il sorriso atteso da Scacco Matto.
“E che mi dici dei Nosferatu? Loro nascono cessi abominevoli anche da orfanelli”.
La mano di Hiroshi si muove nel consueto gesto del fumare, facendogli notare che le sue braccia sono di nuovo al loro posto, funzionanti.
La mano di Amalie passa la sigaretta come fosse un testimone, prima di trascinarsi nuovamente sulle spalle di Adine, che allarga le braccia per agevolare la vestizione.
Il ragazzo rimane in silenzio per un lungo momento, sembra concentrato sui piccoli carboni ardenti della sua sigaretta, ormai vicina alla sua fine.
Non può ammettere così la sua sconfitta, ma il silenzio è già un’accusa abbastanza palese.
Adine salva la partita, poi la ricarica da un altro salvataggio “Vedi, le bottiglie non sanno nemmeno che esistiamo, come fanno a immaginare come funzioniamo? Neppure la loro Scienza è in grado di dare una spiegazione, e ti assicuro che nelle notti moderne ci stanno provando…”
“La scienza può arrivare a tutto” ribatte Hiroshi con fierezza.
La donna, sorridendo ed iniziando a giocare di nuovo, al termine del loading screen, risponde secca e fredda.
“La scienza può arrivare solo se lo scienziato sa dove deve andare.”

Scena 2b

La notte precedente

E dove dovrebbe andare?

Tutto quello che Hiroshi cerca è uno stimolo emotivo abbastanza forte da superare quel muro che sembra circondarlo da ogni parte.
Uno stimolo emotivo…
Sembra impossibile.
Un alone di apatia stagna sulla figura del ragazzo che esce dalla stanza ed inizia a percorrere, pensieroso, i corridoi della Mansion, trascinando i suoi passi nell’oscurità che permea quelle stanze.
Sa che dovrebbe chiamarla casa, ma si sente estraneo la dentro, lì come ovunque.
Non è solo, ovviamente, ma tutte le altre persone presenti, gli altri mostri a suo dire, lo guardano ostili.
Adine gli ha spiegato che provano invidia per l’immenso potere del suo sangue, ma Hiroshi non si sente particolarmente potente, anzi, si sente debole. Si sente diverso… fuori posto.
Quegli sguardi gli sembrano inutili, vuoti e privi di significato.
Dovrebbe chiamarli fratelli, ma il termine più corretto sarebbe cainiti: gli esemplari della nuova specie di cui è entrato a fare parte…
Ma ne fa davvero parte?

Che importa?
In fondo prova un malsano senso di soddisfazione a potersi finalmente definire superiore agli altri. Avrebbe potuto ridere, se solo avesse ricordato come fare.
«Error?»
E se non ne fosse all’altezza? Se le aspettative fossero troppo alte?
Vorrebbe piangere… se solo ne fosse ancora in grado.
«Error…?»
Ha paura, una paura fottuta e la cosa lo fa infuriare, potrebbe staccare la testa a morsi al prossimo malcapitato che pone i suoi occhi su di lui!
«Critical Error»
«Reboot»

Il rumore improvviso del’accendino che cade sul parquet lo fa tornare in sé.
Era rimasto immobile, alienato.
Si china per raccoglierlo.
Ha perso il filo dei pensieri, i suoi occhi si posano sulla cenere della sigaretta che arde e si consuma.
Lentamente
Sembra voler metaforizzare il lento e inesorabile consumarsi della sua umanità: la sente che si affievolisce, tuttavia cerca di aggrapparvisi disperatamente, di mantenere quel poco di calore rimasto ancora per un po’… solo un po’.
Degli schiamazzi interrompono la sua riflessione.

“E dovevi vedere che faccia ha fatto quando Alyson ha tirato fuori dallo zainetto la testa della madre e gli ha detto <Adesso la famiglia è al completo!> HAHAHAHAHAHAHA”

Tre… tre Fratelli, cainiti… no.
Tre mostri che gridano sguaiati mentre tengono in braccio una bionda. Sembrano allegri, festeggiano per qualcosa.
I loro passi, seppur non intenzionalmente, sembrano muovere nella direzione di Hiroshi, che però preferisce allontanarsi. Decide di entrare in una stanza a caso per evitare di dover fingere interesse nell’intrattenere una conversazione di cui, in verità, non gliene frega nulla.
«Errato»
Disagio, quattro interlocutori.
Situazione Stressante.
Risoluzione: Fuga.

La porta si apre sotto la spinta della mano.
La stanza è enorme e si presenta come un vasto allevamento di esseri umani, curati allo scopo di fornire sangue da incanalare in un sistema idrico che rifornisce tutta la Mansion, in modo che sia gli inquilini fissi che gli ospiti possano nutrirsi comodamente e senza sprechi, creando inoltre una sorta di legame tra loro, come un’estesa Vaulderie per un Branco Sabbat.

Hiroshi si ferma subito oltre la porta, osserva quell’imponente creazione riflettendo su quel che ha capito in merito: l’impianto prevede un affascinante sistema di tubazioni che alternano flusso di sangue caldo e freddo.
I condotti principali sono assimilabili ad arterie e hanno il compito, a parte un ovvio ruolo nel trasporto, di mantenere il Vitae tale, per questo lungo il loro decorso incontrano i corpi di diversi Cainiti murati vivi: perché possano fungere da converter e mantenere attive le proprietà del Vitae sanguigno, che altrimenti perderebbe nel giro di pochi secondi le sue qualità. Inoltre, per mantenere sia la funzione di legante sanguigno sia quello di sistema di nutrimento, il sangue donato dagli inquilini viene mescolato e aggiunto al sistema di irrigazione, insieme a quello spremuto dai mortali presenti nell’allevamento…


«ERROR»

Un conato di vomito gli percorre la trachea per un riflesso condizionato.
Sente quasi l’acido in bocca per quella visione terribile.
Cruenta.
Folle!
Questa visione potrebbe scuotere anche lo stomaco più resistente…
Il serial killer più mostruoso…
Sta per vomitare.
Deve vomitare!
«ERROR»

Qualcosa che potrebbe scuotere anche lo stomaco più resistente, ma quel moto di sensazioni sembrava affievolito, come una vocina flebile che cerca di farsi sentire oltre un muro di cemento.
Di nuovo…
Dove sono le sue emozioni? Perché non reagiscono come dovrebbero?
È davvero diventato un mostro irrazionale come le ombre che camminano intorno a lui?
«CORRECT»

Una risata interrompe quel vortice di pensieri: è maschile e sadica, divertita da quello spettacolo macabro. Il fumo di una sigaretta rimane sospeso in aria, rendendo quel breve momento completamente surreale, come se una puntata di Hannibal Lecter si fosse fermata a caricare per colpa della connessione troppo lenta.
Hiroshi guarda verso il cainita, aspettando che il fumo si diradi; non lo ha mai visto prima.
Lo sguardo del ragazzo si ferma momentaneamente sui vestiti, ma non gli interessano davvero, l’unica nota di colore nel suo vestiario è la cravatta rossa.
Un punto vivido in mezzo al nero.
Avrebbe voluto vedere le sue emozioni esplodere nello stesso modo, eppure, ormai anche il rosso di quel pezzetto di stoffa sembra meno vivido di quanto avrebbe dovuto.

La sigaretta era di nuovo sulle sue labbra e gli occhi erano di nuovo sull’allevamento.
La risata dell’uomo anche è ovattata, potrebbe sicuramente provare a iniziare una conversazione, ma a cosa servirebbe? Ne ha davvero voglia, in fondo?
Le mani cercano frenetiche nelle tasche, frenetiche ma pigre.
Dov’è l’accendino? Perché non lo trovo? E se ora mi vede smanettare in tasca tutto questo tempo cosa penserà di me?
Magari pensa che sono venuto a masturbarmi guardando gli umani dell’allevamento?
Sono passati solo 3 secondi da quando ha infilato la mano nella tasca per prendere l’accendino, eppure gli sembra un’eternità.
Eccolo! Finalmente.
Si accende una sigaretta, nella speranza che non sia costretto per circostanza ad intrattenere una conversazione con lo sconosciuto.
Ma è sempre stato qui? Mi ha visto tutto questo tempo? È uno di quelli che si nasconde? Mi seguiva?
L’uomo fissa negli occhi Hiroshi.
Gesto di sfida? Cerca un confronto ma perché qui, perché ora e perché con me.
«ERROR»

In questo caso la conversazione è utile: parlare fino a stancare l’interlocutore; se parlasse abbastanza velocemente potrebbe metterci meno di 38 secondi, il suo attuale record.
«CORRECT»

“I Suidae sono la famiglia alla quale appartengono i maiali divisi in sedici specie e a loro volta classificate in cinque generi. Il loro grande successo evolutivo da forme di artiodattili molto primitive comparvero circa 33 milioni di anni fa, in Europa. Esse si sono evolute in numerose specie più grandi e con diverse caratteristiche, che ben presto invasero l’Africa e l’Asia. Possono sopravvivere in qualsiasi Habitat e possono nutrirsi di qualsiasi cosa. Mi piace pensare agli esseri umani e alle loro derivazioni come Cainochoerinae se europei, Hyotheriinae se del bacino Antartico, Listriodontinae se isolani del pacifico, Suinae se Americani, Tetraconodontinae se africani e incertae sedis se Asiatici. Oink Oink.”

Era riuscito a stancarlo abbastanza?
Espira fumo, il quale passando attraverso le sbarre avvolge il corpo di un umano appeso a testa in giù.
L’uomo sorride, il suo sorriso non fa che allargarsi, all’ultimo verso scoppia a ridere “Oink Oink!” ripete divertito.

Scena 3

Detroit, notte attuale

“La scienza può arrivare solo se lo scienziato sa dove deve andare… E se tu la smettessi di perdere tempo potremmo iniziare quantomeno a partire.”

Hiroshi muove le braccia, è sereno al momento, sicuramente meravigliato (senza darlo a vedere) per come il cappotto abbia risanato tali danni in così poco tempo.
Vorrebbe approfondire la faccenda, ma la madre è di un altro avviso: mette infatti il gioco in pausa per interrompere le sue riflessioni con una nuova domanda, con la speranza di avere la giusta attenzione dal figlio, il quale, dal canto suo, aveva rivolto la sua attenzione solo agli inspiegabili metodi della Vicissitudine.

“Cos’è un Lasombra per te?”
Ci sono tanti piccoli fruscii nella stanza, eppure, a parte loro due, avrebbe dovuto essere deserta.
“Mostri irrazionali” dice prontamente il ragazzo, ma la donna scuote la testa “Non hai capito un cazzo di quello che ho detto”.
L’Elegante si guardava le unghie prima di tornare con gli occhi sul figlio “Noi siamo Custodi, non siamo come tutti gli altri” Hiroshi la guarda apatico, tuttavia replica con rapidità, come si fosse preparato la risposta da tempo, per usarla al momento giusto “Non ci riflettiamo sui muri della realtà, quindi non siamo reali”.
Adine si spalma una mano sulla faccia. Persino il suo cappotto vorrebbe staccargli la testa, ma rimane in rigoroso rigor mortis.
“Quella è una conseguenza del Sangue dal quale discendiamo… Così come i Malkavian hanno delle alienazioni mentali, i Nosferatu non vincono i concorsi di bellezza, i Ventrue non possono andare a cena a casa degli altri perché mangiano solo roba strana eccetera eccetera… Focalizzati: non sto parlando del nostro Difetto per così dire… ma sto parlando della Nostra Importanza!” La donna si accende una sigaretta e riprende a parlare “Ora, perché noi ci chiamiamo proprio Custodi?” non attende una risposta, probabilmente perché stanca di sentire troppe stronzate, quindi cerca di limitare i danni e prosegue “Ti ricordi quando ti parlai di Caino? Prima uccise il fratello, poi se ne lavò le mani innanzi a Dio ed affermò: <sono forse il custode di mio fratello?>”.
Hiroshi annuisce sbuffando fumo in aria.
“Ricordo la storiella, tuttavia credo che getti le basi fantasiose ed irrazionali, in una trascrizione paragonabile ad un odierno romanzo, atto semplicemente ad esternare un qualche stereotipo umano di quei tempi. No, non romanzo, ha una natura scientifica, come una ricerca… una sorta di trattato di un primordiale psicoanalista il quale analizzava la differenza tra gli agricoltori e i pastori. I primi, per stereotipo del lavoro o per attitudine personale, più egoisti e narcisisti. Mentre i secondi più responsabili e attenti alla cura del proprio operato, sia in campo lavorativo che in campo sociale. Le persone tendono a modificare le proprie attitudini anche oggi giorno in base al lavoro che svolgono, lavorando una media di 8 ore al giorno. 40 ore totali a settimana circa.”
Adine ogni tanto poteva quasi sorprendersi di come riuscisse a dire tutte quelle stronzate in un solo respiro.
“In quegli anni in cui esisteva letteralmente solo il lavoro, quindi vivevano lavorando a tempo pieno, viene scontato dedurre che il loro riflesso sociale fosse perfettamente in tono con l’attitudine lavorativa. Ad ogni modo, come dicevo Abele era identificato come pastore mentre Caino come agricoltore. È solo una stronzata scritta per esternare uno stereotipo di quegli anni andati con l’estremo gesto di un fratello che uccide l’altro. Tuttavia ritengo che la tua fosse solo una premessa, dunque le mie riflessioni sono fuori luogo, tediose e ostacolano il seguito della tua conversazione, quindi mi limiterò a dirti <Sì, ricordo la storia di Caino>”.

Adine è indecisa: provare a parlare ancora o picchiarlo per una settimana di continuo.
Il suo cappotto ha le idee chiare, tuttavia deve trattenere i suoi istinti, quindi L’Elegante quindi prosegue “…si, affermando con tono interrogativo se lui fosse il Custode di suo Fratello, lui rifiutava la responsabilità. Noi no. Noi siamo i Custodi. Custodi delle nostre azioni, e innanzi a Dio, siamo i Custodi persino delle azioni di Caino.”
Hiroshi fissa lo schermo in pausa, come a razionalizzare la cosa.
Poco dopo rompe il silenzio “Quindi noi siamo allevatori?”
“Ma allora sei coglione? Non voltiamo lo sguardo dalla nostra oscurità. Non ci giustifichiamo per ciò che siamo. È proprio questa maggiore consapevolezza a renderci degni. Non siamo vassalli che esercitano il potere delegato da un superiore. Pieghiamo e manipoliamo la razza umana da quando nacque il concetto di feudo. In tempi antichi, a seguito dello sviluppo dell’agricoltura la razza umana iniziò ad erigere i primi insediamenti. Con il passare del tempo divennero delle Città, si avvio il meccanismo delle tasse o per meglio dire, usando un termine di quei tempi, esazione dei tributi. Da lì a poco, i libri di storia narrano come l’avidità umana e l’insaziabile sete di potere, abbia generato delle figure… dei regnanti paragonabili a semidei… La tua razionalità come spiega degli Umani, i quali come sai possono morire anche con un sasso tirato bene sulla testa, in grado di accumulare così tanto potere senza che nessuno li spodestasse ogni mese? Erano chiaramente dei Fratelli. Ed è ancora nostra la responsabilità. Grazie a noi la società umana si è evoluta, ed il mio scopo è protendere e proseguire una binaria evoluzione da parte della nostra razza.”

Qualcosa ha attirato l’attenzione del giovane, tuttavia decide di rispondere senza porre l’evidenza sul punto di suo maggiore interesse, ma decentrando l’attenzione “In tutta onestà non avevo mai analizzato e rapportato l’estremo potere di <regnante semi-dio> alla sua condizione da comune mortale. Suppongo sia alla base di un indottrinamento, un volerci far credere che fosse andata così per motivi di avidità, concentrando il potere del metodo di scambio. Che fosse stata moneta, favori o servizi…”
Adine lo schiaffeggia con un tentacolo “Avevamo già parlato di come inventare miti e leggende o false testimonianze fosse una specialità della nostra razza nell’indottrinamento Umano per tenerlo sotto controllo, non prendermi per il culo.
Dì la verità. Inizi a capire dai…”
“Trovo affascinante il tuo tentativo incentrato su un concetto di evoluzione aggiuntiva, soprattutto ritengo possa essere uno spunto per approfondire le mie ricerche con l’intento di gettare luce sulla nostra natura irrazionale.”
Un altro colpo di tentacolo colpisce Hiroshi: “E…?”
“E ammetto che inizio ad intravedere uno spiraglio di logica nella tua tesi… ma… Tornando alla definizione del nostro Clan: pare quasi che noi rappresentiamo una specie a parte dagli umani, ci distacchiamo completamente da loro in quanto esseri… diversamente viventi. Il fatto che un Lasombra tenda a doversi prendere cura degli altri farebbe dei Lasombra una sorta di progenitori preferenziali degli altri, in questo caso ci sarebbe un istinto intrinseco di protezione. Questo significa che le vittime devono già avere i caratteri di interesse, ma questi caratteri non sono così diffusi nella popolazione umana.”

La donna annuisce e scuote la testa con un’espressione parzialmente perplessa.
Nel frattempo riprende in mano il joystick e toglie il gioco dalla modalità PAUSA, come rasserenata che la parte più complessa del dialogo fosse andata, infine replica “Si e no. Normalmente i vampiri scelgono la progenie in base al fatto che abbia già alcune qualità, noi invece le coltiviamo attentamente, le nostre progenie.”
“Ha-ah! Quindi siamo degli allevatori. Lo avevo immaginato.”
La donna si meraviglia per il sarcasmo o almeno, nella speranza che fosse sarcasmo continua a giocare e a parlare…
“Non è rilevante se in quel momento abbiamo bisogno di uno Scienziato ed il nostro prescelto, per una ragione o l’altra, fosse orientato verso la facoltà di letteratura. Noi costruiamo la nostra fortuna.”
Il ragazzo aumenta visibilmente il suo interesse, man mano che la conversazione si sviluppa “Quindi si tratta di una manipolazione psicologica a lungo termine…”
La donna annuisce “Diciamo che le qualità che interessano maggiormente sono determinazione e spirito di sopravvivenza, poi ci sono diversi modi per valutare se il candidato ha quello che ci interessa. Il più breve è prendere qualcuno, trasformarlo e poi seppellirlo insieme a un’altra decina di persone. Quando si svegliano tutti in preda alla frenesia per la fame, se sei l’ultimo a rimanere probabilmente potresti avere qualcosa di utile, ma non è detto. L’istinto non è l’unica cosa che ci interessa, facile far agire la bestia al posto nostro e poi non prenderci le responsabilità delle nostre azioni”
Hiroshi annuisce interessato “E l’altro modo?”
Le labbra della donna si aprono in un sorriso sadico mentre si gira verso di lui “Secondo te?”
Hiroshi scrolla le spalle “Tutti gli Ematofagi tengono molto in considerazione la loro progenie, quindi è probabile che anche noi Homo ematofagus dobbiamo ALLEVARE la progenie generata per un discreto tempo prima di vederla pronta per la non-vita”

Adine ghigna divertita, mentre a causa della sua distrazione è morta nel gioco, tuttavia ricarica con un gesto istintivo la partita e non dà peso alla sua distrazione “Oh guarda, lo scemo della facoltà dei coglioni ha studiato! Le caratteristiche che interessano a noi Lasombra sono il senso di vendetta, di rivalsa, la capacità di adattarsi e sopravvivere. Molti Lasombra curano le future progenie per anni prima di abbracciarle definitivamente; distruggono la loro vita un pezzettino alla volta, poi fanno loro vedere il potere, la possibilità di vendicarsi e far parte di qualcosa di più grande. Questi potenziali prescelti non si sentono parte della società eppure desiderano comunque cambiarla o distruggerla. Piccole teste di cazzo che nonostante siano formiche in ginocchio si atteggiano a leoni”

Il joystick viene abbandonato per un attimo sul bracciolo del divanetto, mentre il gioco viene nuovamente fermato.
Prima Adine si è fatta ammazzare da un clicker, ora ha messo subito in pausa: un chiaro segno dell’aumento di interesse reciproco nella conversazione.

“Prima si distrugge ciò che la vittima ha più a cuore, poi si passa alla cosa successiva, si toglie tutto, un pezzettino alla volta”
La donna si avvicina a lui, è alta.
Lo guarda dall’alto in basso.
Quegli occhi farebbero sentire chiunque una nullità.
Ma Hiroshi la fissa, apatico.
“Insieme a queste cose è come se tanti pezzettini di cuore venissero distrutti piano piano”
Le ombre sono dense, terrificanti.
Sembrano stringersi intorno a lui come una rete intorno a un pesciolino.
“Lo sapevo che era colpa di qualcuno.”
Adine sorride “Infatti ti ho scelto per la tua bellezza” una risata echeggia dalla donna, un misto di divertimento e sadismo.
A Hiroshi sembra semplicemente troppo convinta di quello che dice: se non fosse stato lui a pagarne le conseguenze l’avrebbe ritenuta un’invasata fanatica.
“Non credo proprio, non che la cosa mi interessi” la donna ride di quest’affermazione del figlio “Sicuramente non l’ho fatto per il tuo senso dell’umorismo e comunque mica tutti i neonati sanno che è stato il loro sire a fare casino con la loro vita”
“Stai solo estremizzando il concetto di Custode nel venirmi a dire che sei stata tu. Come a voler incentivare la mia tesi che ti vede come un’invasata fanatica…”
Distoglie lo sguardo dalla madre mentre si alza per fissare il pavimento, dove è depositata un po’ di cenere caduta precedentemente, prende una nuova sigaretta dalla tasca aggiungendo a mezza bocca “… fanculo…”
Adine gli dà da accendere e muove un paio di passi per arrivare al suo fianco, volgendo gli occhi verso l’oscurità della stanza.
“Non cadere nel ridicolo facendo l’offeso.
Abbiamo così tanto da fare io e te.”

Scena 3b

La notte precedente

“Oink Oink…Oink, Oink!” Ripete tra le risate. Sono sguaiate e fastidiose “Ora capisco perché ti chiamano il figlio rincoglionito di Adine”
“Figlio di Adine? Non sono suo figlio” dice il ragazzo sistemandosi gli occhiali, un attimo di coraggio “E non sono rincoglionito” prende una pausa, come a valutare se fosse utile andare avanti o meno “Inoltre… Mia madre è di Fukuoka, si chiamava Midori, uhm… si chiama? Credo… Forse dovrei dirle che il suo amore per il ramen al maiale potrebbe ucciderla, non che la cosa sia di rilevanza alcuna al momento” neanche il ricordo della madre lo colpiva, il viso di lei sembrava sbiadito nella sua testa, lontano.
Che voce aveva sua madre?
Dove era finito il suo affetto?
Ne aveva mai provato?
Si.
No.
Mamma aiutami…
«ERROR»
Quale [era] [è] il volto [della] [di mia] madre?
404 – ricordo non trovato

Fuma anche l’uomo, di nuovo; quando sbuffa il fumo finisce sulla faccia di Hiroshi, ancora intento a guardare i maiali. Il suo volto è particolarmente spento e il relativo calore del fumo sembra destarlo dalla sua spirale discendente di pensieri.
“Bello qui, uhm?” Prosegue insistente quando nota che Hiroshi non reagisce molto, volge lo sguardo e la testa verso la gabbia, indicando la mandria di esseri che si trascinano in giro “Piace anche a me senza che mi freghi un cazzo di tutto quello che hai detto tu-…” Si blocca, titubante, probabilmente voleva aggiungere altro, ma ci ha ripensato all’ultimo.
Il suo viso è improvvisamente serio, ma sicuramente non è per il rammarico che prova verso il piano fallito di Hiroshi, che sperava di liberarsi di lui molto in fretta.

“Comunque…” il tono è improvvisamente serio e il suo corpo segue delle movenze contrastanti se paragonate a quelle di qualche secondo prima, Hiroshi è incuriosito, ma il suo fastidio da socialità forzata supera di gran lunga la sua voglia di regalare attenzione al mondo che lo circonda “… cosa sei venuto a fare qui?” .
Hiroshi lo guarda, non sa come giudicarlo “… Sono qui perché…” evidentemente l’interlocutore non ha conoscenze adeguate in campo di genetica. Si volta verso di lui, ha stimato che per una conversazione idonea ha lasciato correre troppo tempo, deve riprendere il dialogo “… sono venuto a discutere di genomi suini con dei buoni interlocutori, ovvio.”

L’ironia forse resisteva… o forse il sarcasmo…
«MANCANZA DI RISPETTO»

Questa volta è Hiroshi a sputare fumo in faccia all’altro, vuole valutarlo, ma non ha molte speranze sul risultato dell’analisi, specie dal momento che quell’individuo non distoglie lo sguardo, anzi sembra studiarlo a sua volta. I suoi occhi indicavano la figura del giovane ragazzo, questa volta senza ridere, anzi… allunga un braccio proiettando una lunga ombra nel recinto, dalla quale si allungano inquietanti lame di tenebra che trafiggono le persone presenti causando un sanguinamento terrificante, ma non eccessivo.
Certo! Glielo avevano spiegato come funzionava l’allevamento, ma allora perché in quel momento non riusciva a reagire?
Perché non sentiva quel dolore lacerante a sapere che degli esseri umani venivano trattati così?
Dove erano le sue emozioni? Dove!?

Le urla riportano Hiroshi alla realtà, una realtà la cui crudezza sembra non riuscire a raggiungerlo.
Nella sua testa c’è una piccola porta per entrare in una stanza nera, vorrebbe aprirla per uscire, ma la porta non si apre.

“Genomi di maiali, sangue umano… DNA vari…” la voce dell’uomo scuote il ragazzo per quanto è pregna di disprezzo, Hiroshi si ricorda di lui, lo chiamano tipo l’allevatore, “Sai l’importanza del sangue per quello che sei ora?” l’uomo parla come se avesse davanti un bambino stupido, che continua a guardarti confuso, visto che non capisce niente di cosa dici.
Hiroshi, però, non si sente in colpa, sa benissimo a cosa serve il sangue e sa che quell’allevamento alimenta un sistema di irrigazione che rifornisce tutte le stanze della magione…
L’uomo lo distrae di nuovo “Parli del sangue come se fosse una bevanda, come se paragonassi coca cola di marca e coca cola di sottomarca, attribuendo ad esso valori di DNA, quante volte ti sei nutrito da solo, senza chi ti protendesse una vena perché ti vedeva assetato? Eh, bimbo di Adine?”
Hiroshi lo guarda, non sa se pensare che sia solo un randomico idiota della casa o se è una persona valida, meritevole di una qualche attenzione.
«ERROR»
Certo, svolge un compito importante, lui si assicura che tutte le bottiglie vengano spremute nel modo giusto per evitare sprechi o mancanze…
«ERROR»
È solo un compito idiota dato a lui proprio perché incapace di fare altro.
«CORRECT»

“Ora che ci penso non mi sono mai nutrito di nessuno”.
Nessuno? Si, al risveglio…
No, non mi sono mai nutrito.
Mai? Non solo hai bevuto del sangue, ne hai anche morso le carni.
No, non l’ho fatto.
Si.
Ok, l’ho fatto. Mh. Pazienza.

L’interlocutore non proferisce parola, continua a scrutarlo serio.
Hiroshi si perde dunque qualche istante in più in questo ricordo… Nutrirsi, masticare la carne…
Eppure, no: gli torna in mente che quando si era svegliato aveva morso qualcosa, forse delle persone, non si era limitato a succhiare il sangue, le aveva proprio morse, masticate… è vero.

Disgustoso, provo del rimorso…
«ERROR»
Mhhh… cos’è questo piacere… st-sto forse avendo un’erezione?
«CORRECT»

Mette una mano in tasca, come un bambino che esplora le reazioni del proprio corpo: vuole controllare… Negativo, nulla di quanto immaginato.
Trova solo delle gomme e una penna Bic nera.
Hiroshi prende una gomma e dopo una breve analisi comincia a masticarla, solo dopo un lungo momento si decide e risponde.
“Hai idea del perché beviamo sangue?” la mano torna in tasca e stringe la penna con forza.
“Io si.”
La mano di Hiroshi punta a cuore.
Lo trafigge.

Scena 4

Detroit, notte attuale

“Non cadere nel ridicolo facendo l’offeso. Abbiamo così tanto da fare io e te.”

Hiroshi accende l’ennesima sigaretta rimettendosi comodo “Non sono offeso. Ricapitolando, se hai scelto me hai un motivo, potrebbe sembrare quasi che io ti serva o che io abbia una qualche utilità in un tuo disegno. Unica nota negativa è rappresentata dal tuo ego, il quale probabilmente potrebbe avere delle falle strutturali. Magari hai proprio bisogno della mia linearità e lucidità perché sei pazza”.
Adine, emulando uno stiracchiamento delle gambe prima di riaccavallarle, aggiunge con un tono estremamente rilassato “Si, decisamente. Ho passato svariati secoli a combattere concetti ed entità che tu definisci inesistenti. Ho visto con i miei occhi incubi dimenticati persino dagli appartenenti della nostra razza. Ho decisamente bisogno che un mio simile, il quale non accetta l’esistenza dei vampiri, mi aiuti a curare la pazzia…”
Hiroshi aspira un’abbondante dose di fumo dalla bocca per poi replicare espirando “Sono sicuro che abbiano una spiegazione scientifica.”
“Si, certo, anche la tua ostinazione deve avere una spiegazione scientifica.”
“Ostinazione ha un’accezione negativa, io la definirei accuratezza”
“Secondo me ho sbagliato qualcosa con te. L’hai anche sperimentata in prima persona, non puoi negarla”
“Un’esperienza soggettiva non è un dato statistico”
“Il dato statistico te l’ho dato” Adine riprende in mano il joystick, al momento il figlio sembra essere tornato un mattone a cui qualcuno cerca di insegnare a scrivere una poesia “Anche se lo ritengo eccessivamente paradossale da giustificare per la tua ratio scientifica.
Ma se credi di poterci convivere, continua a combattere ostinatamente assecondando la tua bestia interiore, che ci tiene ad avere ragione, esattamente come tutti quelli del nostro clan, esattamente come la tua cara Mamma e tutti i tuoi cari Fratelli e Sorelle”

Hiroshi rimane basito davanti a quel nuovo scacco matto
“È una teoria credibile tanto quanto quella dei segni zodiacali”

Adine ride di gusto “Vallo a raccontare alla tua prima diablerie”.
La donna smette di ridere quasi subito e rimette il gioco in pausa, non che stesse davvero giocando “Vedi, per quanto vuoi ostinarti a negare, ogni negazione confermerà il mio avere ragione, è per questo che i Lasombra possono essere cresciuti solo in due modi: come l’opera d’arte di una vita o come il peggior pezzo di fango che si possa trovare”
Hiroshi rimane pensieroso un attimo “Quindi allevandoli, come tutti gli ematofagi, oppure abbandonando le uova come fanno gli insetti, me lo ricordo. Seguite la K selezione o la r selezione per essere sicuri di avere condizioni al contorno davvero estreme”
Adine conferma “Ma che bravo, hai preso anche appunti. E secondo te questo a cosa serve?”
“A garantire la sopravvivenza di almeno una progenie in entrambi i casi”
“Più o meno, serve anche a domare quella ferocia che ci portiamo dentro, quando la bestia diventa la tua normalità allora la tua natura può ascendere. Chi non ci riesce viene gettato via, o meglio, viene lasciato cadere se le sue mani non sono abbastanza forti da consentirgli la scalata. Per questo il nostro ruolo è quello di custodi, per questo siamo gli unici a poterci prendere questa responsabilità”
Adine si allontana di nuovo e il ragazzo torna alla sua sigaretta
“Non sarebbe più facile costruire la futura progenie tramite l’ipnosi?”
Adine alza gli occhi al cielo “Dove ho sbagliato con te? Non è ipnosi, si chiama Dominazione, è una disciplina, non è una cosa qualunque che sanno fare anche le bottiglie, è uno dei poteri del sangue che ti ritrovi ora, anzi, siamo anche tra i migliori a usarla”
“È più corretto chiamarla Ipnosi, ma accettando un nome diverso la domanda permane, sarebbe più veloce usare quella” un tentacolo d’ombra schiaffeggia improvvisamente la guancia del giovane prima di afferrare al volo gli occhiali e rimetterglieli sul naso.
“Attacca il cervello mentre parlo, una progenie generata tramite dominazione non è più utile di questo joystick” dice agitando l’oggetto davanti a lui “A noi non servono soprammobili, servono sopravvissuti, servono fanatici. Generalmente solo un quinto di tutti gli abbracciati supera seriamente il primo anno di non-vita e comunque sono ancora lontani dall’essere utili. La Dominazione è utile, certo, ma va usata con Eleganza, la disperazione deve essere vera e la voglia di rivalsa pure, sono queste che alimentano la tua bestia interiore e ti fanno sopravvivere notte dopo notte, per l’eternità.”
Adine lo guarda negli occhi, mortalmente seria “La nostra Bestia è la Nostra Vera Natura”.

Scena 4b

La notte precedente

Gli aculei svaniscono.
Le ombre svaniscono.
Tutto sembra tornare normale nella stanza.
L’uomo è bloccato, appeso alla penna di Hiroshi, che gli affonda nel cuore.
Nessun essere umano sarebbe riuscito a bucare carni e stoffe con così tanta facilità, a riprova che Hiroshi di umano non ha più nulla.

Si guarda le mani, tremano. È pentito per ciò che ha fatto…
<«ERROR»
La sua gola freme, sembra quasi pulsare, una sensazione di bramosia e fame che gli stringe le viscere e sembra quasi farlo salivare.

Le ombre nella stanza tremano appena, l’atmosfera è pesante, soffocante, eppure Hiroshi non sembra percepire il mondo intorno a sé, serrato nella sua spirale discendente di confusione e rabbia.

Una voglia difficile da domare, come una bestia che gli stringe il petto per essere liberata, gli impone di mangiare.
Hiroshi non vuole. Non vuole assolutamente soccombere, ma i pensieri sono come un fiume in piena, inarrestabile.
Indomabile.

«Elaborazione Razionale»
“Ecco, allora è vero. Basta colpire il cuore con un oggetto che possa perforare la pelle per bloccare uno di questi Dannati bastardi. Esseri Irrazionali e irreali. Fuori dalla logica. Irrazionale come me nella mia irrazionalità , il mio ipotalamo ha lasciato più spazio alla corteccia cerebrale? Sto impazzendo! Mi piace l’odore del sangue. È una cosa artificiale, a me piace penetrare con qualcosa di appuntito il cuore di questi Dannati, mi piacerebbe avere un bisturi e strappare i lembi di pelle, uno ad uno. È desiderio di scienza? Si, ovvio che lo è. No, mi piace. Ma perché mi piace scoprire e questi Dannati sono un mistero da risolvere. Perché mi piace ancora di più l’idea di nutrirmi di lui? Cosa volevo ottenere? Io non sono un bamboccione, io non sono uno stupido idiota. Bastardo. Da quanto tempo sei dannato? Cazzo, cazzo. Sei solo un ricordo, proviamo questa Diablerie!”
«Fatal Error»

Hiroshi sfiora appena i canini con la punta della lingua, si stanno allungando, come quelli di un serpente.
Può percepire distintamente il loro movimento, sono affilati contro la sua lingua.
Si taglia, ma non sente dolore.
È come se il canino potesse percepire direttamente la presenza del sangue, del suo sangue.
L’odore, la consistenza.
Dovrebbe fare male, ma tutto quello che sente è una profonda scossa di piacere.
O forse solo il ricordo di ciò.
Le sue mani tremano, le unghie sembrano crescere.
Straccia i vestiti dell’uomo e si china su di lui, a cavalcioni.
Ansima, ma sembra più il singhiozzo di un pianto.
Graffia la sua pelle, la Bestia dentro di lui scavalca lo stomaco, mentre il volto di Hiroshi si contrae, vorrebbe contrastarla, ma quella risale la sua gola.
Trema mentre le sue narici si allargano.
È un mostro irrazionale?
Dov’è la sua umanità?
Il suo controllo, la sua razionalità…
Le dita stringono la guancia dell’uomo, sente le unghie, ormai artigli affondare nella carne con facilità, il sangue lo rende più forte e più disumano.
Vorrebbe strapparla, c’è un istinto malato che glielo dice.
Vorrebbe anche piangere, ma la Bestia ha un altro piano.
La Bestia ha fame.
Si avventa sul collo e morde, affonda con prepotenza i denti nella carne e se ne ingozza.
Urla di piacere… o forse urla e basta.
Questo non è il semplice piacere del morso, no…
È forse il suo vero io liberato dalle catene della razionalità?
No…
Non può crederci.
È forse una risata quella che sente?
Una risata o la disperazione?
Si passa una mano sul cavallo dei pantaloni.
Non sente nulla e non è eccitato, solo confuso.
Era un ricordo?
Il ricordo di un orgasmo?
Prova a muovere appena la mano, ma non sente.
Ovviamente.
Allontana la mano e la fissa: è disgustosa… le unghie allungate, lercia di sangue.
“Hiroshi, sei ridicolo.” non sa che altro dire “E poi provare piacere per un gesto così ignobile: sei rivoltante” il suo cervello deve pur aggrapparsi a qualcosa, qualsiasi cosa che non sia concentrarsi su cosa ha appena fatto “Sei rivoltante, alzati immediatamente!” il ragazzo scatta in piedi, esita un attimo poi si risponde da solo “Questo improvviso impulso nasce solo dal bisogno di avere sangue, misto alla mia bassa predisposizione a ricevere insulti senza ricambiare con giustezza”.
Solo il silenzio gli risponde, per ben cinque minuti.
Ma in qualche modo deve reagire.
Fissa il vampiro disteso a terra, lo fissa negli occhi.

“Sei cosciente. Questo mi piace. Mi chiedo se i vampiri urlino durante una vivisezione.”
È davvero la sua voce che dice certe cose?
“Perché nutrirmi se posso studiarti, sapere come sei fatto dentro… strappare via la tua pelle. La Bestia vorrebbe mangiarti, quella cosa lurida e disgustosa che noi dannati portiamo dentro, le piace l’odore del tuo sangue, vorrebbe masticarti lentamente, pezzo per pezzo”.
Hiroshi si avvicina all’allevatore e porta un dito alla sua bocca per tastare i canini, curioso.

È curioso, ma si blocca di nuovo. Quel flusso di pensieri non vuole tacere, lo tormenta
“Non devi lasciarti guidare dai sentimenti viscerali. Non sono sentimenti. E poi, se fossero reali li staresti ancora provando. Perché non li provo. Voglio piangere. O voglio ridere. Invece, no. Nulla. Non posso volere un omicidio tanto insensato, perché l’ho attaccato. Mi importa davvero cosa dice? È vero, io non sono nulla rispetto a loro, ma lei mi ha scelto. Lei mi ha scelto perché sono intelligente e posso aiutarla nella ricerca, per questo non mi nutrirò di te, ma ti studierò. Smettila, smettila di essere vittima delle tue frustrazioni.”

Eppure quella rotellina si rompe di nuovo, un piccolissimo click nel cervello di Hiroshi che sembra quasi aprire una diga enorme: “Voglio Scopare. Voglio Scopare. No, voglio vederlo soffrire come ho sofferto io. Voglio vedervi tutti soffrire!”
Ed ecco di nuovo le ombre e quella voce.
Quella voce così dolce che è impossibile resistere…
“Perché dovrei perdere tempo ad analizzarti quando posso nutrirmi di te. La bestia, quella sozza cosa che portiamo noi dannati, geme nell’annusare l’odore del tuo sangue. E vorrebbe masticarti pezzo per pezzo, lentamente. Len-ta-men-te.”
Di nuovo quella voglia completamente estranea, ma febbrile, di strappargli la carne dalle ossa, questa volta partendo dalla bocca.
Quella voce ride e quella risata gli dà quasi i brividi.
“Ce ne hai messo a capire che cazzo devi fare. Perchè perdi tempo allora?”
E Hiroshi affonda le mani nella bocca del malcapitato, sull’orlo della frenesia.
Eppure, non se ne rende conto, è come guardare un film in POV.
Tira la mascella, non vuole farlo, ma desidera farlo.
I denti inferiori gli pungono le dita.
“Io non sono pazzo” non sa nemmeno a chi sta rispondendo, ma sente il bisogno di mettere in chiaro questa cosa “Tu sei solo la voce della bestia, sei un percorso neuronale di qualche pezzo del mio cervello” scuote la testa “Vuoi che lo uccida? Ok, lo faccio, ma non perché provo piacere, non ne provo più. Io non sono un essere irrazionale”.
La voce si fa assordante, rimbomba nella sua testa colma di rabbia e scherno “STAI PERDENDO TEMPO! STAI PERDENDO TEMPO! STAI PERDENDO TEMPO! STAI PERDENDO TEMPO! “
La stanza è soffocante, pregna di ombre, in quel nero senza fine Hiroshi crede di vedere i gelidi occhi di Adine proprio di fronte a lui.
Hiroshi scuote la testa: deve essere un’allucinazione… solo un’allucinazione.
“STAI”
Un’allucinazione…
“PERDENDO”
Solo un’allucinazione.
“TEMPO!”
Questa frase continua a risuonare nelle orecchie di Hiroshi.
Nella sua testa.
Sempre più forte.
Finché finalmente, la prima diablerie del neonato viene compiuta.

Davvero? Lo ha fatto davvero?

Le ombre si addensano intorno a Hiroshi.
Lo ha fatto davvero…
È un mostro?

È irrazionale…
Quindi non è reale!
Ma se non è reale perché la realtà fa così male?

Vorrebbe vomitare in questo momento…
Delle urla sembrano riportarlo momentaneamente fuori dal suo loop distruttivo di pensieri.
Gli umani… delle ombre li stanno uccidendo.
No…
Non sono ombre qualunque, sono le sue.
Perché non riesce a controllarle?
Perché non esistono.
Quello che sta succedendo non può essere vero.

Hiroshi cerca di fermarle a mani nude, cerca di afferrare quei corpi fatti di pura tenebra, che sembrano rivoltarsi contro di lui, visto che cominciano a colpirlo, serrandosi attorno al suo collo.
Le urla si fanno meno intense, gli esseri umani in fondo non sono resistenti quanto i vampiri.
Ci vuole così poco per ucciderli.
Hiroshi sembra quasi piangere, il suo viso è macchiato di sangue.

“Falla finita.”

Di nuovo lei? ANCORA!?
Adine lo guarda “E alzati da terra, che cazzo sei un cane?”, il ragazzo non può che obbedire, trovandosi davanti al disastro che ha combinato… e anche davanti a una cosa del genere non riesce a provare il giusto rimorso.

Guarda la madre tirare di nuovo su anche l’allevatore, ringraziandolo e chiamandolo per nome: Adam… Si sente preso in giro, ferito nell’orgoglio.

“Perché mi fai questo?” è disgustato, stringe ancora la penna, trema, ma non vuole cedere di nuovo.
La donna sorride “Devo pur farti crescere le palle in qualche modo”
Hiroshi guarda prima lei, poi la penna.
Vorrebbe pugnalarla, liberare il mondo da quella pazzoide fanatica bastarda che lo ha spinto al suicidio.
Quasi non fa in tempo a muoversi che Adine si è dissolta in ombre, poi è di nuovo davanti a lui.
Gli dà uno schiaffo. Una delle poche volte che lo ha schiaffeggiato a mani nude e non con un tentacolo.

“È un male necessario affinché tu possa ascendere alla grandezza che io ho disegnato per te, grandezza dalla quale poi sarai in grado di ricavarne anche un tuo personale disegno, a tempo debito. Ti ho selezionato: in mezzo a tanti rifiuti umani che potevo scegliere, tu eri decisamente il più difficile da lavorare. Ecco perché faccio quello che faccio, io ti sto donando la grandezza. Hai presente no? K e R , le selezioni naturali eccetera eccetera… un linguaggio che capisci meglio, in teoria.”

Hiroshi la guarda.
Quel maledetto scacco matto.

Scena 5

Quattro giorni prima

…La nostra Bestia è la Nostra Vera Natura”

[… 4 giorni prima…]
Hiroshi è seduto davanti allo specchio, uno specchio di fortuna, non troppo nuovo, vicino a lui su un ripiano sono poggiati vari bisturi e qualche siringa.
Uno stereo sta riproducendo Last Night Good Bye dei Vocaloid.
Il suo cuore è stanco, tra il peso eccessivo e una dieta completamente sbagliata la sua cardiopatia è peggiorata e ora solo un intervento per chiudere la parete cardiaca può salvargli la vita.
Ha progettato tutto: anestesia locale, bisturi, eventuale adrenalina e la sua musica preferita, la voce di Hatsune Miku.
Era tutto ben progettato…
Tutto perfetto…
Ma niente è perfetto e Hiroshi sente la sensibilità tattile che scema piano piano. Il suo cuore batte come impazzito, ma il sangue non arriva alla testa.
Il panico sale, ma non riesce a muoversi.
Le ombre nella stanza sembrano particolarmente nere, la voce di Miku è lontana.
Ha paura.
Sta morendo?
Due mani fredde si poggiano sul suo petto, qualcosa gli gocciola sulle labbra e scorre lento verso la gola.
È freddo, sembra congelarlo dentro.
Due occhi color del ghiaccio lo guardano.
Ma… quella donna… non si riflette nello specchio…
Hiroshi chiude gli occhi.
[…]

…la nostra vera natura…

Adine è seria, improvvisamente, lo guarda dritto negli occhi mentre gli prende il viso
“… Ti ricordi quella notte?” Le pupille di Hiroshi si dilatano, ovvio che la ricorda.
“Io voglio essere convinta che quella sera tu stessi cercando di salvarti la vita, non di ucciderti”
Gli lascia il viso, ma continua a guardarlo.
“Per questo ti ho scelto”

Hiroshi rimane congelato.
La sigaretta cade a terra, ma lui sembra non accorgersene.

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