Hiroshi lore #1
Chi sono
Abbraccio: l’ultima notte
L’orologio immobile, sul muro invecchiato di un piccolo appartamento per studenti, segna le 01:13 am da un considerevole numero di anni.
La stanza è rimasta intatta da quella notte. Un forno a microonde dal piatto incrostato, uno stereo poggiato sul tavolino con frutta avvizzita e fogli sparpagliati.
La luce fioca illumina solo parte della stanza, mostrando una sorta di tavolo operatorio mal allestito. Gli strumenti erano pochi e mal organizzati. Lo specchio era stato rimediato tra i rifiuti non riciclabili del quartiere, posto di fronte a una sedile di un’autovettura, anch’esso rimediato da qualche parte.
Il soffitto e gli angoli dei muri erano cosparsi di ragnatele, muffa e polvere. Un cimitero di falene, mosche, zanzare e qualche moscerino della frutta.
Il tempo sembrava essersi fermato, in quella stanza. Dopo tutti quegli anni aveva ancora la stessa luce giallastro-verdognola, la stessa atmosfera asfissiante e abbandonata.
Tema di Hiroshi
Detroit, Stati Uniti d’America | 2500 D.C.
« A volte, di notte, lasciavo le luci accese nel mio laboratorio, mi assicuravo che il computer continuasse a emettere i suoi rumori… video musicali, podcast. Poi, uscivo dal retro di nascosto e attraversavo il bosco silenziosamente. Camminavo a lungo, fino a raggiungere questo luogo, per riguardare ogni angolo, ogni dettaglio. Mi mettevo seduto, dopo aver fatto partire lo stereo, e mi osservavo allo specchio, nella speranza di riuscire, una notte, a riflettermi di nuovo».
La voce del ragazzo era piatta, composta. Si interrompeva solo per fumare, rapidamente, riflettendo molto sulle parole che avrebbe pronunciato. Il suo sguardo era buio, lontano.
Hiroshi sedeva di fronte a una donna che lo osservava attenta.
« Ciò che è razionale è reale? Ripeti spesso questa frase, Hiroshi. Una stanza testimone del tuo umano passato, i tuoi errori, le tue speranze. Quello specchio e il suo riflesso sono importanti perché ritieni di aver perduto il tuo riflesso, la tua identità come individuo. Quello specchio ti dice forse che non sei reale? »
Hiroshi riaccende la sigaretta, il rumore della fiamma in accensione interrompe il silenzio che seguiva le parole di Selene. Si concentra sul calore del fumo nella gola, mentre inspira lento.
Si rilassa e chiude gli occhi, rivedendo le immagini della notte che segnarono la sua fine come Hiroshi, determinando la nascita de L’Escatologico, il nome con cui tutti lo avrebbero appellato di lì in avanti.
« Mostri e irrazionalità ».
Anche se c’era silenzio, lui poteva ancora sentire la melodia ovattata di quel brano musicale che accompagnava i suoi ultimi respiri. Era seduto di fronte a quello specchio, cercando di salvarsi la vita. Non avrebbe dovuto farlo, ma non aveva altra scelta. Pancreatite acuta, un dolore inimmaginabile e nessun sostegno. Era solo, senza soldi né documenti.
Poteva fare affidamento solo su sé stesso e gli scarsi studi che aveva racimolato nel corso dei suoi fallimentari anni universitari. Le ultime immagini, nitide nella sua mente, sono le sue mani insanguinate e il bisturi tremolante per tentare una colecistectomia fatta in casa.
« Non tutti i mostri sono irrazionali, così come essere irrazionale non significa necessariamente essere un mostro. Rifiuti con ostinazione tutto ciò che la tua mente non riesce a giustificare secondo i principi della logica, al punto da rinnegare la tua stessa esistenza e quella dei tuoi simili. Percepisci i forti cambiamenti fisiologici e psicologici della tua nuova condizione ma, aggrappandoti a una psicologia e una filosofia anacronistiche e binarie, rifiuti di evolverti e accettare il cambiamento, privando te stesso dell’assoluzione e della comprensione che dovresti darti. »
« Ce l’ho messa tutta per capire cosa sono diventato, Starling. Fin dal primo momento ho provato con tutto me stesso a capire cosa mi stesse succedendo. Quelle ombre, quel gelo, la musica che diventava sempre più ovattata e debole. Ogni luce disintegrata, divorata da quelle ombre che i mostri chiamano Abisso. Il suo tocco gelido sulla mia spalla, il suono della sua voce, il terrore nelle mie viscere »
« Il cervello umano non è in grado di sostenere l’assenza di impulsi, per questo motivo hai dovuto creare da solo i tuoi stimoli per non impazzire, secondo un approccio eziologico hai subito un trauma, che ti induce a reagire con pessimismo e rifiuto nei confronti della tua nuova natura; tuttavia non apprezzo l’eziologia e quindi devo dirti che è una scusa che utilizzi perché non vuoi ammettere i limiti della scienza, né quelli dei tuoi sensi. Temi che possa esserci una prova tangibile dell’esistenza del divino, qualcosa che validi il dogma andando contro i tuoi ideali da razionale sostenitore delle scienze naturali ed è qui che ti sbagli. La scienza e l’inconosciuto non sono nemici. »
Lo sguardo di Hiroshi si dirige verso la psicanalista, mal celando il rancore e la rabbia per quelle sue affermazioni.
Aveva guardato in quel modo anche la donna che lo aveva reso diverso, proprio in quella stanza. Dopo le ombre era arrivata lei – non se lo era immaginato – e gli aveva detto, con accento tedesco, che ormai era costretta a portarlo dall’altra parte. La sua pratica era conclusa. Ora, poteva essere uno di loro.
Ma lui non si era mai sentito uno di loro. Lui amava essere com’era.
« Ce l’ho messa tutta per provare ad adattarmi, non sono uno sciocco né un testardo. Ho provato ogni notte a comprendere la mia nuova condizione, ma al di là di tutte le energie spese ciò che mi ritrovavo tra le mani erano informazioni vaghe e preconcetti, opinioni e convinzioni forgiate nell’ignoranza, nell’autoconvinzione. Loro sono diversi, ma hanno conservato tutti i difetti dell’Homo Sapiens esasperandoli, a scapito di una capacità di cambiamento e analisi che rasentano il ridicolo».
« Non ti sei sentito accettato, è questo il punto. Non ritieni che loro siano mostri irrazionali, sei tu quello che consideri mostruoso, irreale e irrazionale. Perché non riesci a fare in modo che ti vedano, che ti apprezzino, che colgano le cose che desideri cogliere. Non senti di appartenere a nessuna categoria e, Hiroshi, mi dispiace ma sei recidivo. Anche nella tua vita da studente lamentavi di essere diverso, incompreso e solo. Questi sono tratti caratteristici di vittimismo cronico ».
« Questo non ha senso. Loro sono i mostri »
Ribatté lui, con decisione. Si era perfino alzato, con la scusa di un improvviso bisogno del posacenere. Selene lo lasciava fare, quello era il momento in cui tutto si interrompeva o poteva esplodere. L’Escatologico era un essere a volte indecifrabile e imprevedibile, questo lo sapeva bene. Avrebbe potuto fare qualunque cosa, questo lo aveva visto con i suoi occhi, per cui la strategia migliore era rimanere gelida, seguendo le stesse regole della sua dittatura razionale e robotica, aspettando di seguire semplicemente l’algoritmo comunicativo che il ragazzo aveva stabilito di seguire esattamente 540 anni prima.
« Quali colpe attribuisci a questi mostri? Quali sono le amenità che hanno commesso, per meritare questa sentenza. Non intendo, moralmente. Intendo… in quale modo sono stati irrazionali? »
La sigaretta fu immediatamente distrutta contro il vetro del posacenere incrostato. Non aveva di certo finito di fumarla, ma quella domanda lo aveva catapultato indietro negli anni, nel grande cinema delle sue disgrazie e seduto in prima fila, in compagnia dei mostri.
I Lasombra.
« Quando un lasombra sceglie un successore, vuole assicurarsi che questi sia un prodotto eccellente della selezione naturale. Comprenderai, tuttavia, che la selezione naturale è fortemente ostacolata dalla medicina, i comitati etici, il progresso, la struttura stessa della società, il perbenismo. »
Selene annotava pazientemente. Hiroshi era tornato a uno stato di regressione emotiva, stava parlando come faceva tempo prima, mettendo da parte tutto ciò che aveva appreso sull’intelligenza emotiva, l’empatia e il concetto di comunità. Lo lasciò fare, perché si era resa conto di essere vicina al punto critico, l’ingranaggio principale del motore della sua malsana convinzione psicoanalitica.
« No, di certo non sono diversi dai mortali, tutt’altro. Sono solo esenti da una serie di conseguenze almeno logiche. Se sei un predatore, ma le tue prede non hanno nessun adattamento per sfuggire alla morte, allora non sei un predatore, vuoi essere una sorta di divinità. I Lasombra giocano con tutto e tutti, curandosi solo di sé stessi. Quando trovano un mortale da abbracciare – intendo, trasformare in mostro – fanno di tutto per provare a spezzarlo, rovinandogli la vita, architettando disgrazie, togliendo tutto ciò che è caro alla loro vittima, che amano chiamare prescelto ».
« Lo scopo, suppongo, sia creare individui forti e pronti a tutto. Loro non sono predatori, loro diventano la selezione naturale stessa, ma quando questa selezione non si basa sulle leggi naturali ma su quelle sociali e politiche allora c’è il conflitto. L’irrazionale. Le loro azioni, secondo il tuo punto di vista, sono irrazionali e lontane dalla logica, lontane dall’ordine delle cose. Non sono, tuttavia, nulla di diverso rispetto a un uccellino che lancia i pulcini dal nido perché volino. »
« L’Elegante non mi ha semplicemente lanciato dal nido. Ha distrutto la mia vita, intenzionata a portarmi oltre il limite della sopportazione. A causa sua ho toccato il fondo troppe volte. Non importava cosa facessi, quanto mi impegnassi, lei era sempre lì a usare le sue ombre, i suoi poteri di dominazione e di manipolazione perché tutto il mio mondo si disgregasse. Quando non riusciva a spezzarmi in questo modo, colpiva il mio corpo a mia insaputa, facendomi quasi perdere una gamba, rovinandomi la vista, arrivando perfino a causarmi problemi al cuore e al pancreas ».
« Ma tu non ti sei arreso e sei andato avanti. Dal suo punto di vista, sei un ottimo prodotto evolutivo. Un po’ come i diamanti nelle viscere dei vulcani. Non tutti i pezzi di carbone rispondono allo stesso modo alla pressione. Credo che il problema sia un altro, Hiroshi. Dici che loro sono mostri, ma è evidente che tu sia arrabbiato perlopiù con te stesso. Hai iniziato a sperimentare per tornare come prima, adottando comportamenti ben fuori dall’umana comprensione, hai stabilito chi dovesse vivere e morire abbandonando ogni principio etico e hai condotto te stesso in un baratro, mettendoti da solo in una nuova pratica, estendendo infine la cosa ad altri, ben protetto da quello che tu chiami “Indifferenza”. Sono cerca che la tua intelligenza ti permetta di vedere i pattern comportamentali che, da bravo pulcino, hai appreso dalla sua genitrice per imprinting ».
Hiroshi non rispose, passò quattro minuti e diciassette secondi in silenzio religioso.
Voleva opporsi a quella sentenza ma Selene giocava la partita con armi troppo valide e potenti. Essendo le sue assunzioni basate sulla psicoanalisi e su processi logici, non aveva nessun modo per controbattere.
« Quando hai capito di essere come lei? Ma soprattutto, perché cerchi ancora di negarlo? »
Quella era la domanda decisiva, quella che avrebbe segnato la riuscita della seduta o la completa disfatta di tutto il percorso psicologico che il ragazzo, dopo mezzo millennio, aveva deciso di intraprendere.
« Vedere gli esseri umani come carne da macello, bottiglie di sangue o pedine su una scacchiera. Sono cose che non riesco a concepire, in tutta verità. Io… trovo apprezzabile e ammirevole chi dedica la sua vita alle scienze, alla tecnologia, alla ricerca. Apprezzo i filosofi, gli inventori, gli artisti. Amo ascoltare un musicista, prediligo la letteratura. Non sono un misantropo, né un sociopatico. Tuttavia… questa nuova condizione mi impedisce di pensare a loro come miei simili e questo non va bene. Ho iniziato a ragionare come lei, ho iniziato a pensare ai miei risultati – miei e basta – senza preoccuparmi delle conseguenze, del prezzo che altri avrebbero pagato. Ma forse era così anche prima, forse l’egoismo e la codardia, la strafottenza e la presunzione sono elementi che ci rendono simili… a poco a poco ho smesso di odiarla, ho smesso di bramare la sua morte e di desiderare vendetta. Ho smesso di sentirmi la vittima e ho iniziato prima ad agire da carnefice, facendomi giustizia da solo, poi ho preferito occupare il mio prezioso tempo in cose più importanti. Di lì a poco, avrei iniziato a vestire nello stesso modo, probabilmente per le stesse ragioni. Avrei iniziato a focalizzarmi sulle stesse cose, iniziando a trattare cose e persone con la stessa leggerezza con cui si uccide una formica o un moscerino. »
« E hai continuato anche quando lei non c’era più? »
L’escatologico intrecciò le dita, portandosi con la schiena in avanti, per guardarla meglio.
« Non hai mai pensato che quando lei è andata via… hai sentito il peso della sua mancanza e sei diventato il mostro che aveva deciso tu fossi senza nemmeno rendertene conto? Portando avanti le sue visioni, seguendo religiosamente i suoi principi, perfezionandoli e aggiungendo questa tua passione per la razionalizzazione di ogni cosa. Come se nella tua solitudine, la nostalgia fosse l’unica cosa in grado di farti compagnia. »
Un tonfo e poi il rumore di vetro rotto. Hiroshi aveva accidentalmente fatto cadere il posacenere di vetro a terra, nel suo piccolo scatto.
« Io so chi sono. Sono Hiroshi, non sono L’Elegante. Non sono un Vampiro, bensì un essere umano colpito da una serie di mutazioni indotte probabilmente di origine virale.»
Selene non rispondeva, continuava piuttosto a fissarlo, senza distogliere lo sguardo. Se lo avesse fatto anche solo per un istante, avrebbe potuto divorarla.
« Stiamo perdendo tempo» Continuò lui.
Selene si alzò, rimettendo a posto le sue cose.
Avrebbero continuato la notte successiva.
Youtube